mercoledì 14 luglio 2010

van hoddis in tübingen

das kinderlachen prasselt auf ihn ein
der höflich lächelt, der vor jedem hund
den hut zieht, immer schlendernd, weil die ankunft
längst in ihm ist, in seinem schwarzem anzug
die zeit gelöscht ist, tragen ihm die gassen
neue schätze zu, zerschelltes glas
erfüllt ihn ganz, der abend findet ihn
in seiner schmalen kammer: borendes weiß
der wand, mit zeitungsfetzen zum schweigen gebracht.
das astloch in der diele bei der tür
auf das er starrt, in dem die luft versickert.

Jan Wagner


van hoddis a tubinga

il riso dei bambini scroscia su di lui
che ride educatamente, che davanti ad ogni cane che passa
si leva il cappello, sempre gironzolando, perché l'arrivo
è da tempo in lui, nel suo vestito nero
il tempo è annullato, i vicoli gli portano
nuovi tesori, vetro frantumato
lo colma, la sera lo coglie
nella sua stanzetta: il bianco perforante
del muro ridotto al silenzio con pezzi di giornale
il nodo del legno del pavimento vicino alla porta
è là che fissa, dove l'aria si infiltra a gocce.

Jakob Van Hoddis, anagramma di Hans Davidsohn, poeta nato a Berlino nel 1887, psichicamente sofferente, internato a forza in casa di cura a Berlino fin dal 1912, dopo molti anni passati in cura a Tubinga, fu arrestato in una clinica psichiatrica a Bendorf-Sayn, vicino a Coblenza e deportato a Sobibór, dove probabilmente morì nella camera a gas, a maggio o giugno del 1942. André Breton aveva incluso nella sua Anthologie de l'humour noir tre poesie di Van Hoddis tratte dalla raccolta Weltende, di cui propongo quella che ne porta il medesimo titolo, pubblicata per la prima volta nel 1911.





Weltende

Dem Bürger fliegt vom spitzen Kopf der Hut,
in allen Lüften hallt es wie Geschrei.
Dachdecker stürzen ab und gehn entzwei
und an den Küsten - liest man - steigt die Flut.

Der Sturm ist da, die wilden Meere hupfen
an Land, um dicke Dämme zu zerdrücken.
Die meisten Menschen haben einen Schnupfen.
Die Eisenbahnen fallen von den Brücken.

Jakob van Hoddis


Fine del mondo

Al cittadino dalla testa a punta vola via il cappello,
tutt'intorno risuonano come delle grida.
Le tegole cadono dai tetti e vanno in frantumi
e sulle coste - si legge - sale la marea.

Arriva la tempesta, le onde selvagge balzano
a terra per distruggere le robuste dighe.
La maggior parte degli uomini ha il raffreddore.
Le ferrovie cadono giù dai ponti.



Ecco il mondo

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