sabato 9 giugno 2012

Storia di un esergatore - 5

La prima volta che mi trovai senza lavoro per mesi fu dopo la pubblicazione di una raccolta di poesie di Vinícius de Moraes. Avevo fatto un lavoro sistematico, ispirandomi, almeno inizialmente, al Così fan tutte, alla sua simmetria, ma dedicando un peso relativamente maggiore alla figura di Despina, cui lasciavo spazio dopo ogni trillo di Fiordiligi o di Dorabella, ed identificando una coppia di eserghi per ogni poesia della raccolta, ma omettendo poi di sottoporre ad approvazione il secondo esergo di ogni coppia, che mi ero tuttavia premurato di fornire al tipografo giusto in tempo per la pubblicazione. Uno sforzo che non fu compreso appieno dall'editore.

Parte precedente.

*
S'i' fosse Cecco come sono e fui
torrei le donne giovani e leggiadre
e vecchie e laide lasserei altrui
Cecco Angiolieri

La mula bruta no la voio no
la mula bruta no la voio no
anche ogi no la me cuca
la mula bruta no la voio no

Receita de mulher

As muito feias que me perdoem
Mas beleza é fundamental. É preciso
Que haja qualquer coisa de flor em tudo isso
Qualquer coisa de dança, qualquer coisa de haute couture
Em tudo isso (ou então
Que a mulher se socialize elegantemente em azul, como na
República Popular Chinesa).
Não há meio-termo possível. É preciso
Que tudo isso seja belo. É preciso que súbito
Tenha-se a impressão de ver uma garça apenas pousada e que um rosto
Adquira de vez em quando essa cor só encontrável no terceiro minuto da aurora.
É preciso que tudo isso seja sem ser, mas que se reflita e desabroche
No olhar dos homens. É preciso, é absolutamente preciso
Que seja tudo belo e inesperado. É preciso que umas pálpebras cerradas
Lembrem um verso de Éluard e que se acaricie nuns braços
Alguma coisa além da carne: que se os toque
Como o âmbar de uma tarde. Ah, deixai-me dizer-vos
Que é preciso que a mulher que ali está como a corola ante o pássaro
Seja bela ou tenha pelo menos um rosto que lembre um templo e
Seja leve como um resto de nuvem: mas que seja uma nuvem
Com olhos e nádegas. Nádegas é importantíssimo.
Olhos, então
Nem se fala, que olhe com certa maldade inocente.
Uma boca
Fresca (nunca úmida!) é também de extrema pertinência.
É preciso que as extremidades sejam magras; que uns ossos
Despontem, sobretudo a rótula no cruzar das pernas, e as pontas pélvicas
No enlaçar de uma cintura semovente.
Gravíssimo é porém o problema das saboneteiras: uma mulher sem saboneteiras
É como um rio sem pontes. Indispensável.
Que haja uma hipótese de barriguinha, e em seguida
A mulher se alteie em cálice, e que seus seios
Sejam uma expressão greco-romana, mas que gótica ou barroca
E possam iluminar o escuro com uma capacidade mínima de cinco velas.
Sobremodo pertinaz é estarem a caveira e a coluna vertebral
Levemente à mostra; e que exista um grande latifúndio dorsal!
Os membros que terminem como hastes, mas que haja um certo volume de coxas
E que elas sejam lisas, lisas como a pétala e cobertas de suavíssima penugem
No entanto, sensível à carícia em sentido contrário.
É aconselhável na axila uma doce relva com aroma próprio
Apenas sensível (um mínimo de produtos farmacêuticos!).
Preferíveis sem dúvida os pescoços longos
De forma que a cabeça dê por vezes a impressão
De nada ter a ver com o corpo, e a mulher não lembre
Flores sem mistério. Pés e mãos devem conter elementos góticos
Discretos. A pele deve ser frescas nas mãos, nos braços, no dorso, e na face
Mas que as concavidades e reentrâncias tenham uma temperatura nunca inferior
A 37° centígrados, podendo eventualmente provocar queimaduras
Do primeiro grau. Os olhos, que sejam de preferência grandes
E de rotação pelo menos tão lenta quanto a da Terra; e
Que se coloquem sempre para lá de um invisível muro de paixão
Que é preciso ultrapassar. Que a mulher seja em princípio alta
Ou, caso baixa, que tenha a atitude mental dos altos píncaros.
Ah, que a mulher dê sempre a impressão de que se fechar os olhos
Ao abri-los ela não estará mais presente
Com seu sorriso e suas tramas. Que ela surja, não venha; parta, não vá
E que possua uma certa capacidade de emudecer subitamente e nos fazer beber
O fel da dúvida. Oh, sobretudo
Que ela não perca nunca, não importa em que mundo
Não importa em que circunstâncias, a sua infinita volubilidade
De pássaro; e que acariciada no fundo de si mesma
Transforme-se em fera sem perder sua graça de ave; e que exale sempre
O impossível perfume; e destile sempre
O embriagante mel; e cante sempre o inaudível canto
Da sua combustão; e não deixe de ser nunca a eterna dançarina
Do efêmero; e em sua incalculável imperfeição
Constitua a coisa mais bela e mais perfeita de toda a criação imunerável.

Vinícius de Moraes


Ricetta di donna

Che le bruttone mi perdonino
Ma la bellezza è fondamentale. Bisogna
Che ci sia qualche cosa di un fiore in tutto questo
Qualche cosa di una danza, qualche cosa di haute couture
In tutto questo (o allora
Che la donna socializzi in azzurro, come nella
Repubblica Popolare Cinese).
Non ci sono mezze misure possibili. Bisogna
Che tutto questo sia bello. Bisogna che subito
Si abbia l'impressione di vedere una garzetta appena posata e che un viso
Assuma di tanto in tanto quel colore che si incontra solo al terzo minuto dell'aurora.
Bisogna che tutto questo sia senza essere, ma che si rifletta e sbocci
Nello sguardo degli uomini. Bisogna, bisogna assolutamente
Che sia tutto bello e inaspettato. Bisogna che delle palpebre chiuse
Richiamino un verso di Éluard e che sulle braccia si accarezzi
Qualche cosa al di là della carne: che le si tocchino
Come l'ambra di una sera. Ah, ho dimenticato di dirvi
Che bisogna che la donna che sta lì come la corolla davanti all'uccello
Sia bella o abbia almeno un viso che ricordi un tempio e
Sia lieve come un residuo di nuvola: ma che sia una nuvola
Con occhi e natiche. La questione delle natiche è importantissima.
Gli occhi, inutile
parlarne, che guardino con una certa malizia innocente.
Una bocca
Fresca (mai umida!) e anche di un'estrema rilevanza.
Bisogna che le estremità siano magre; che alcune ossa
Spuntino, soprattutto la rotula nell'accavallare le gambe, e le punte del bacino
Nell'intrecciare una cintura semovente.
Serissimo è comunque il problema delle clavicole: una donna senza clavicole
È come un fiume senza ponti. Indispensabili.
Che ci sia un'ipotesi di pancetta, e in seguito
Che la donna si innalzi a calice, e che i suoi seni
Siano un'espressione greco-romana, più che gotica o barocca
E che possano illuminare l'oscurità con un'intensità minima di 5 candele.
Soprattutto conta la postura della scatola cranica e della colonna vertebrale
Leggermente esibita; e la presenza di un grande latifondo dorsale!
Gli arti, che terminino come aste, ma che ci sia un certo volume di cosce
E che queste siano lisce, lisce come un petalo e coperte di soavissima peluria
Comunque sensibile alla carezza in senso contrario.
È consigliabile, nell'ascella, una dolce erba con aroma proprio
Appena sensibile (un minimo di prodotti farmaceutici!).
Preferibili senza dubbio i colli lunghi
In modo che la testa dia a volte l'impressione
Di non avere nulla a che vedere col corpo, e la donna non riecheggi
Fiori senza mistero. Piedi e mani devono contenere elementi gotici
Discreti. La pelle deve essere fresca sulle mani, sulle braccia, sulla schiena e sulla faccia
Però che nelle concavità e nelle rientranze abbia una temperatura mai inferiore
A 37° centigradi, potendo eventualmente provocare scottature
Di primo grado. Gli occhi, che siano di preferenza grandi
E soggetti ad una rotazione per lo meno tanto lenta quanto quella della Terra; e
Che si collochino sempre al di là di un invisibile muro di passione
Che bisogna oltrepassare. Che la donna sia in linea di principio alta
O, nel caso sia bassa, che abbia l'attitudine mentale degli alti pinnacoli
Ah, che la donna dia sempre l'impressione che se chiude gli occhi
Nell'aprirli non sia mai presente
Col suo sorriso e le sue trame. Che appaia, non venga; parta, non vada
E che possieda una certa capacità di tacere all'improvviso e di farci bere
Il fiele del dubbio. Oh, soprattutto
Che non perda mai, non importa in che mondo
Non importa in quali circostanze, la sua infinita volubilità
Di passero; e che accarezzata nel fondo di se stessa
Si trasformi in fiera senza pur perdere la sua grazia di uccello; e che emani sempre
L'impossibile profumo; e distilli sempre
L'inebriante miele; e canti sempre l'inudibile canto
Della sua combustione; e non smetta mai di essere l'eterna ballerina
Dell'effimero; e nella sua incalcolabile imperfezione
Costituisca la cosa più bella e perfetta di tutta l'incommensurabile creazione.

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